Sciolto per infiltrazioni camorristiche, il padre Catello nella relazione prefettizia della commissione d’accesso per legami con l’imprenditoria criminale associata ai clan e dei vecchi fatti di rilevanza penale, con sentenze definitive, che lo hanno riguardato – per reati in materia di urbanistica e di usura -, quando era ancora dipendente comunale all’ufficio tecnico stabiese ma l’ex sindaco, imperterrito e tristemente, continua a raccontare la storia del “Cavalluccio rosso” di Pazzaglia, remake con il suo volto dell’indimenticabile film Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo.

 

 

 

 

Una propaganda che continua ancora con gli stessi staffisti fiduciari che aveva a palazzo Farnese, che oggi gli fanno addirittura da autista per le strade della città. Un reiterato atteggiamento, che confonde l’opinione pubblica tra l’altro:

come il progetto Castellammare Digitale, nel progetto PNRR della Carfagna, finito in stand by in ambito nazionale per lo sforamento del plafond ma che non potrebbe più essere nelle disponibilità di un ex sindaco e di una ex amministrazione oramai fuori dal palazzo e dai giochi ma che continua ad utilizzare il canale instagram del progetto per propagandare, per una ennesima volta, i fondi metropolitani di Villa Gabola, che nella realtà dei fatti resta nel degrado e nell’abbandono. Ci auguriamo che i commissari intervengano su tutti i canali social istituzionali fino al 24 febbraio 2022, che oggi sono a tutti gli effetti abusivi, con alcuni su Facebook, che continuano ad utilizzare impropriamente lo stemma del comune stabiese, la dicitura dell’assessorato e permangono produttivi fino a tre giorni fa. ‘E chest’è!

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Di desk

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