Il 25 aprile si celebra la festa della Liberazione. Il gruppo M.O.V.M. Luigi Longobardi di Castellammare di Stabia dell’Associazione Nazionale Marinai d’ Italia, ha sempre partecipato attivamente e compattamente a questa giornata, con i soci e le socie in divisa sociale, intervenendo al corteo con le autorità civili , le altre associazioni d’Armi. Quest’anno ricorre il 77esimo anno di questa storica giornata che finalmente, dopo due anni, causa Covid, torna a svolgersi normalmente. Il corteo si muoverà alle ore 10.00 del 25 aprile 2022 dal Cantiere Navale di Castellammare di Stabia. Una scelta non a caso quella dell’antica “Fabbrica delle Navi”. Proprio li, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre del 1943, brillò la prima scintilla della Resistenza ad opera dei Marinai. Il corteo proseguirà poi verso la villa comunale per deporre corone di alloro e fiori ai Monumenti al Marinaio, alla Resistenza e alle lapidi di Domenico Baffigo e Manfredi Talamo.

LA RESISTENZA NASCE A CASTELLAMMARE AD OPERA DEI MARINAI

L’Armistizio con gli Alleati divulgato dalla radio alle ore 19,45 dell’8 settembre 1943 con cui il maresciallo Badoglio, capo del governo, comunicava che l’Italia aveva “chiesto un armistizio al generale Eisenhover, comandante delle forze alleate” capitò come un fulmine a ciel sereno per tutte le forze armate italiane che si trovano sparse per il mondo e sulle navi. Cominciò a consumarsi una immane tragedia per le migliaia di soldati, marinai, avieri abbandonati a se stessi nell’ora, forse, più tragica dell’inizio della sfortunata guerra mondiale. Tale avvenimento trovò impreparate anche le poche forze armate che stavano a Castellammare di Stabia. Nel cantiere navale era in avanzato stato di allestimento un incrociatore leggero: il Giulio Germanico. C’erano in costruzione anche 8 corvette di cui due, appartenente alla classe Gabbiano: Lucciola e Vespa, nonché un sommergibile, due V.A.S.(Vedette antisommergibili) e tre motozattere, più un mercantile. Il Maggiore del Genio Navale Domenico Baffigo, unitamente a pochi marinai, soprintendeva all’allestimento dell’incrociatore. All’atto della notizia dell’Armistizio, anch’egli senza ordini come migliaia di ufficiali, obbedì al codice non scritto dell’onore e della dedizione alla Patria. Doveva difendere, a tutti i costi, le navi e gli impianti del cantiere navale. Guastatori tedeschi, infatti, subito organizzarono una sortita in cantiere per sabotare le officine e far saltare in aria le navi sugli scali ed alle banchine di allestimento. Furono fermati da un nutrito fuoco dai marinai agli ordini del loro comandante. Con le armi leggere in dotazione e con qualche mitraglia già imbarcata sul Giulio Germanico, contrastarono numerose incursioni dei tedeschi che, nel frattempo, erano divenuti più numerosi con contingenti fatti affluire da altre zone della città e del circondario. Il comandante Baffigo tentò di mettersi in contatto con i suoi superiori per ottenere ordini più precisi, visto che era riuscito a fronteggiare i tedeschi e, poteva, se adeguatamente supportato da altri militari, salvare il cantiere e le navi, fino all’arrivo degli americani che, nel frattempo, erano sbarcati a Salerno. Ma nessuna risposta dai comandi compartimentali. Erano rimasti soli, contro un nemico

sempre più arrabbiato ed incattivito. Privi anche del sonno, oltre che di notizie e di rinforzi, i pochi marinai continuarono a combattere con coraggio, arginando le forze nemiche che non riuscivano a minare neppure un’officina. Alcuni marinai si appostarono sul tetto dell’ex forte borbonico sparando con una mitragliatrice Fiat Breda, sempre tenendosi in contatto con il loro comandante. I tedeschi, vista l’impossibilità di riuscire nel loro disegno criminoso, con la collaborazione di un ufficiale dell’esercito italiano che fungeva da interprete, alzando bandiera bianca, chiesero al comandante Baffigo di poter parlamentare per, eventualmente addivenire ad un accordo: avrebbero lasciato intatto il cantiere se cessavano le ostilità dei marinai, forse temendo che un combattimento ad oltranza, avrebbe potuto innescare una rivolta popolare, così come avvenne a Napoli, qualche giorno dopo. Il comandate Baffigo, fidando nelle tradizioni militari, che pur i tedeschi avrebbero dovuto rispettare, sull’uso della bandiera bianca per far cessare temporaneamente le ostilità e parlamentare, si recò all’appuntamento fuori dalla mura del cantiere, forse in via Duilio. Ma vigliaccamente, i tedeschi, senza onore militare, lo catturarono. Da questo momento non si ebbero più notizie certe. Il valoroso ufficiale fu fucilato assieme ai suoi marinai. Dove sia avvenuta la strage, nessuno lo sa. Le navi, compreso il Giulio Germanico, caddero in mano ai tedeschi che, quando furono costretti ad abbandonare la città, le autoaffondarono all’interno del porto di Castellammare di Stabia, mentre il comandante Domenico Baffigo sarebbe stato successivamente decorato di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. In città scoppiarono numerosi focolari di resistenza e in quei giorni i tedeschi trucidarono 31 persone tra militari e civili tra cui il colonnello Olivieri, il capitano Ripamonti ed il carabiniere Alberto Di Maio e, successivamente, iniziarono a deportare verso il nord più di 5.000 giovani stabiesi. Le eroiche gesta del Comandante Baffigo e dei suoi Marinai, restano incise nella memoria della Storia che portò nel 2005, la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Città di Castellammare di Stabia.

DOMENICO BAFFIGO

Nacque a Cornigliano Ligure, all’epoca in provincia di Genova, oggi quartiere di Genova, il 12 agosto 1912, figlio di Battista e Maria Carroggio. All’età di sedici anni entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno uscendone con il grado di guardiamarina nel 1931 e venendo promosso l’anno successivo sottotenente di vascello. Dopo aver partecipato alla guerra d’Etiopia, nel luglio 1936 venne promosso tenente di vascello prendendo parte alla guerra civile spagnola. Trasferito alla Scuola Osservatori della Regia Aeronautica, dopo aver frequentato il corso di osservazione aerea a Taranto partecipò alla seconda guerra mondiale a bordo di idrovolanti prendendo parte a numerose missioni di ricognizione nelle acque del Canale di Sicilia e della Libia in forza alla 186ª Squadriglia Ricognizione Marittima e poi alla 279ª Squadriglia Aerosiluranti. Nell’ottobre 1941 venne destinato all’Ufficio aviazione di La Spezia e fu promosso capitano di corvetta nel marzo 1942, decorato con tre medaglie d’argento e una di bronzo al valor militare e con una citazione nel bollettino di guerra. Nell’aprile dello stesso anno assunse il comando dell’incrociatore leggero Giulio Germanico a Castellammare di Stabia, assistendo al varo dell’unità avvenuto il 26 luglio dello stesso anno e curandone tutte le fasi dell’allestimento prima dei tragici eventi seguiti all’armistizio dell’8 settembre 1943

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